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“Da consumare preferibilmente entro”, ecco la differenza tra le scadenze dei cibi confezionati e artigianali

etichetta scadenza da consumare preferibilmente entro

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Cosa significa “da consumare preferibilmente entro” e cosa comporta praticamente? Possiamo mangiare quel cibo anche dopo la data indicata oppure dobbiamo buttarlo via come una scarpa vecchia e inutile?

E perché i cibi del supermercato durano più a lungo di quelli artigianali? È più conveniente, quindi, portarsi a casa una confezione con una scadenza impostata per il mese di febbraio 2022? (al momento in cui scrivo siamo nel mese di luglio 2021). 

Oggi voglio affrontare una questione importante legata al consumo sicuro e conveniente dei cibi che acquistiamo tutti i giorni nei negozi alimentari, nei supermercati o… nelle aziende agricole. 

La differenza tra la data di scadenza e da consumare preferibilmente entro

Partiamo da un’importante presupposto: è responsabilità di ogni azienda alimentare garantire la sicurezza del cibo messo in commercio rispettando i protocolli alimentari stabili per legge.

Ecco perché noi produttori dobbiamo assicurare che il cibo non sia rovinato né scaduto. E per farlo – a seconda del prodotto – esistono diversi tipi di indicazioni per indicarne il periodo di vita, ovvero la data entro la quale manterrà le sue qualità: freschezza, sapore e proprietà nutritive, se conservato in condizioni opportune. 

Questa data si trova sulla confezione con la scritta “da consumare preferibilmente entro”. 

La data di scadenza “fissa”, per contro, indica una data precisa entro la quale consumare un alimento che – oltre quel giorno – non sarà più commestibile a causa, per esempio, della deperibilità di un conservante.

Queste date con scadenza fissa sono richieste su determinati alimenti con specifiche composizioni nutrizionali che potrebbero venire meno dopo la data di scadenza determinata. In sostanza, dopo quella data di scadenza, il cibo potrebbe perdere il contenuto di nutrienti riportati sull’etichetta.

Chiarito questo concetto che, sebbene sembri conosciuto solleva dubbi e domande, passiamo alla questione che ci preme più di tutte: capire perché i prodotti confezionati e industriali hanno scadenze così lunghe a differenza dei cibi artigianali e di quelli fatti in casa.  

Ti sei mai chiesto perché i cibi confezionati durano così tanto a differenza di quelli artigianali o fatti in casa?

Eh lo so, non sono domande che ci si pone così dall’oggi al domani.

Siamo un po’ tutti assuefatti dalla spesa “automatica”, che passi col carrello e butti dentro la confezione del purè che hai provato e ti è piaciuta tanto, non fosse altro per la rapidità della preparazione (la metti nel forno elettrico ed è pronta!), dai pagamenti digitali con l’impronta del dito sullo smartphone, dai preferiti che ti appaiono sullo schermo di ogni dispositivo, senza dover sforzare vista e mente.

Io pure sono piacevolmente ipnotizzato da tutta questa tecnologia che mi fa risparmiare tempo e fatica.

Anche se, però… saranno il mare e le colline che mi circondano… ogni tanto mi piace aprire gli occhi e risvegliarmi dal flusso degli attimi programmati dalle intelligenze superiori. Mi piace tornare al mio umano e piccolo mondo di pensieri e ragionamenti. 

Ecco perché voglio sollevare questa piccola polemica sul motivo per il quale i cibi confezionati durano più a lungo di quelli artigianali.

Conviene, allora, la spesa al supermercato visto che una scatola di biscotti arriva a durare per mesi e mesi?

Qual è il segreto della lunga scadenza? Cosa si nasconde dentro i cibi confezionati?

Un tempo si mangiava solo cibo fresco, preparato in casa con materie prime reperite localmente: frutta, verdure, carne, salumi, formaggi, farine. E non si poneva il problema della scadenza o da consumare preferibilmente entro, perché si mangiava tutto e subito. Una famiglia media poteva avere anche 5 o 6 figli da sfamare e il contesto socio-economico non era quello di oggi.

Con l’avvento delle grandi industrie alimentari la materia prima ha smesso di provenire da fonti locali, lasciando il posto alle confezioni commerciali. La preparazione dei cibi è stata affidata alla raffinazione industriale la quale ha investito tutto sulla conservazione degli alimenti preparati o lavorati.

A cosa servono gli additivi nei cibi confezionati?

Gli additivi nella produzione industriale servono per preparare, conservare e colorare il cibo, rendendolo più attraente. La loro funzione è quella di allungare il periodo di conservazione, migliorare gusto, colore e consistenza. 

Come riconoscere i conservanti nocivi?

Non tutti gli additivi sono sintetici, ce ne sono anche di naturali, ma quando sono sintetici è bene saperli riconoscere, limitare o evitare del tutto, ecco perché, scegliendo quando possibile prodotti freschi. Durano di meno, senza dubbio!

I conservanti nocivi li riconosciamo perché sono contrassegnati dalla lettera E seguita da numeri (tra 210 e 259) nelle etichette che, a questo punto, bisogna voler e saper leggere. 

La lunga scadenza non è convenienza

Il problema è che la convenienza per noi consumatori non esiste alla luce della maggiore conservazione degli alimenti. Può far comodo alle nostre vite, frettolose e distratte, acquistare prodotti confezionati, già pronti che scarti e mangi ma non è una scelta salutare, tutt’altro!

L’acquisto dei cibi confezionati avviene per abitudine cui siamo ormai assuefatti, per una di quelle tante distorsioni cognitive con le quali conviviamo e che è difficile cambiare, a meno di non focalizzare rischi e conseguenze.

Per concludere,

Ti chiedi mai come possa un prodotto durare così a lungo e cosa stai realmente mangiando? Ti fermi mai a riflettere sulle caratteristiche dei cibi confezionati:

  • sono impoveriti di nutrienti e sostanze essenziali che vengono eliminati dall’alimento
  • sono trasformati e pieni di ingredienti ipercalorici come grassi e zuccheri
  • costano di più in virtù del fatto che sono stati trattati, lavorati.
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