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Le sane abitudini a tavola dei nostri nonni: come si lavoravano le materie prime un tempo e come si mangiava

Gorgio Assogna e Nonna Anna intervista La Collina

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Nello spirito che ci accompagna da un po’, quello della rispolverata delle tradizioni da salvare che ci porterebbero a una vita migliore sotto ogni punto di vista, ecco un’altra tenera intervista a mia nonna Anna.

Nelle interviste precedenti abbiamo parlato di amore, di come si vivevano le festività. Oggi, invece, scopriamo alcune curiosità su come si lavoravano alcune materie prime fondamentali per la nostra alimentazione.

Ho messo sulla tavola diversi ingredienti, materie prime che oggi troviamo solo nelle aziende agricole che ancora le producono in modo artigianale: olio di oliva, uova fresche, farina e salsa di pomodoro.

Questi sono anche gli ingredienti che ci servono per preparare la Chitarra Abruzzese, un famoso piatto tradizionale che oggi rientra a pieno titolo in quei menu gourmet (se fatto come si deve) e che puoi anche fare in casa con l’attrezzatura giusta per fare la pasta,  

Anzi, a proposito delle ricette abruzzesi… stiamo preparando una sorpresa per tutti i nostri lettori e amici. Non la spoilero qui perché altrimenti perderebbe il sapore della sorpresa, ma posso già anticipare che proprio il sapore non mancherà!

Come si faceva l’olio?

Ho chiesto a nonna Anna di raccontare come si preparava l’olio 70 anni fa. E nel suo dialetto stretto ricorda ancora il vecchio frantoio con la pietra che spremeva le olive al giro instancabile degli asini.

Per lei quell’olio era il condimento del pane insaporito dal sugo dei pomodori raccolti dall’orto, l’unico strappo fuori pasto che si poteva concedere quando le veniva voglia di mangiare qualcosa di sfizioso. 

Per lei, come pure per le persone di quell’epoca, non esistevano snack dolci e salati che noi oggi mangiamo quando vogliamo riempire lo stomaco per voglia, e non per fame.

Un tempo non ci si poteva permettere il lusso degli sfizi, dell’abbondanza. “Si mangiava quello che c’era…” come ripete più volte nonna Anna durante l’intervista. E forse non è un caso che proprio quella fame saziata da “quello che c’era”, l’abbia portata alla sua età, sana e con l’entusiasmo di raccontarsi.

Perché le uova erano così fresche?

Anche le uova, l’altro ingrediente primario di tanti piatti, un tempo erano solo fresche e genuine. Quello che si dava da mangiare alle galline, lasciate libere nell’aia, era cibo nutriente e naturale: un preparato di grano e orzo.

E il risultato si poteva apprezzare quando anche i bambini potevano addirittura berle quelle uova! Ancora oggi le nostre uova sono fresche grazie ai metodi di allevamento tradizionali.

Come si lavorava la farina?

La farina ottenuta dal grano era un altro bel lavoro da fare, a quei tempi. Non c’erano certo gli strumenti che abbiamo oggi e la farina non era raffinata, ma naturale nel suo processo di trasformazione. 

Mia nonna ricorda che il grano veniva lavato prima di portarlo al mulino per la macina. Al mulino, poi, si conservava la farina dentro grandi cassoni dove si mettevano delle pietre vive e lisce che servivano per tenerla al fresco. Non c’era il frigo, ovviamente, e in qualche modo bisognava pur fare. 

Come si manteneva un orto “senz’acqua”?

Il pomodoro era un altro dei preziosi tesori che la terra regalava, e ancora oggi regala. L’orto che ricorda mia nonna era pieno di prelibatezze coltivate con amore e dedizione sempre vicino a qualche fiumiciattolo. 

Infatti non c’era il rubinetto che dava modo di miscelare l’acqua calda con quella fredda. A luglio e agosto, però, quei pomodori erano pronti, belli maturi e profumati, per diventare salsa da condimento.

Mangiare per fame e non per voglia… ci salverebbe dai chili di troppo!

Dopo aver fatto questo viaggio nel tempo con nonna Anna, mi incuriosisce chiederle come ci si alimentava un tempo, quando non c’erano tutte le possibilità che abbiamo oggi.

E come immaginavo, scopro che la sua alimentazione era dettata dal segnale più istintivo che il corpo ci invia: la fame. E che per fame era naturale mangiare un po’ di tutto e di tutto un po’ perché non c’era tutta questa abbondanza. C’era poco, e quel poco era tutto buono. 

Torniamo alla fame come stimolo primordiale che dovrebbe guidarci alla ricerca del cibo solo quando ne abbiamo bisogno. E scopriamo che un tempo era normale adottare una delle regole che oggi i nutrizionisti raccomandano: mangiare di tutto ma senza eccessi!

Noi oggi, invece, soffriamo di voglie e non di fame, questo forse è il motivo per cui spesso restiamo intrappolati tra il rigore delle diete e il mangiare troppo e per sfizio.

E ora guardati questo simpatico video dove io e Nonna Anna ci facciamo una bella chiacchierata…

 

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